Giugno inoltrato, sono iniziate le ondate di caldo prepotenti.
Milano è ufficialmente diventata Mordor: il sole picchia, l’asfalto frigge e inizia a non esserci vita oltre la soglia del climatizzatore.
Complice la possibilità di lavorare da remoto e un istinto di sopravvivenza primordiale, ci siamo trasferiti in Liguria, dove i nonni hanno preso una casa in affitto.
Un’oasi climatica e affettiva, dove l’umidità è compensata da quantità industriali di focaccia e coccole verso mia moglie.
Bonus: c’è anche nostro nipote. “L’amore di sua zia”. Quasi quattro anni. Divertente, sensibile, educato. E, a quanto pare, gelosissimo della nuova pancia.
Diario di un quasi (babboh): settimana 16
Questo quarto mese sembra davvero volato.
Ogni giorno che passa, mia moglie è sempre più raggiante.
Ogni tanto si commuove anche mentre guarda una ricetta estiva su Instagram (sì, basta un’insalata di farro), ma è decisamente più rilassata e meno stanca rispetto alle ultime settimane.
Dentro di lei, quei 100/120 grammi di amore iniziano ad avere un aspetto più proporzionato — almeno così dice l’app che ci mostra l’evoluzione del feto.
La testa è meno “planetaria”, il corpo sta recuperando terreno.
Meno X-Files, più Cicciobello.
La scienza dice che la pelle è ancora trasparente, ma iniziano a comparire le prime espressioni facciali. (Sì, fa già le smorfie. No, non sappiamo ancora a chi assomiglia.)
E anche se non si sente ancora, lì dentro ci si muove parecchio: salta, si allunga, fa stretching da pilates. Quello che non sentiamo, però, iniziamo in un certo senso a vederlo.
E infatti c’è chi questa pancia l’ha notata fin troppo. Riccardo, per esempio.
La gelosia è una cosa tenera (ma anche molto seria)
Nostro nipote è un bambino fortunato: ha tutti e quattro i nonni, diversi zii e una famiglia che gira intorno a lui con amore e costanza.
Essere l’unico bambino di “casa” lo ha reso, naturalmente, una star.
Quando gli abbiamo detto che aspettavamo un cuginett*, non è sembrato troppo colpito. Probabilmente non riusciva nemmeno a immaginare cosa volesse dire.
Ma in questi giorni, in cui la pancia è diventata davvero visibile e i discorsi su “quando arriverà il bambin*” si fanno più frequenti, qualcosa è cambiato.
Riccardo è diventato più possessivo. Mette in scena piccoli “esami emotivi”, vuole conferme, cerca esclusività.
A volte non capisce nemmeno lui perché si sente così.
Ma il messaggio è chiaro: “Non dimenticatevi di me.”
A tratti è tenero, a tratti un po’ tragico.
In fondo, chi di noi – a quell’età – accetterebbe a cuor leggero di dividere il proprio trono con un estraneo invisibile che, a quanto pare, riceve già un sacco di attenzioni?
In un contesto così stretto poi, le dinamiche affettive si amplificano.
E le piccole gelosie quotidiane rischiano di trasformarsi in un corto circuito: più attenzioni per rassicurarlo = più conferma che qualcosa, in effetti, sta cambiando.
PS: Lo so, noi non siamo i genitori. Ma a volte, anche da zii (o nonni, amici, compagni di giochi), siamo un punto fermo nella vita di un bambino. E quando arriva un altro piccolo essere umano a girarci intorno… può succedere che scatti qualcosa. Non è una gelosia “minore”: è un modo profondissimo, anche se confuso, per dire “E io adesso?”.
“Da un grande potere derivano grandi responsabilità”
Questa è una citazione di uno dei supereroi preferiti di nostro nipote, fan sfegatato di Spider-Man. Ma è anche il mantra che, in un certo senso, ci stiamo ripetendo anche noi.
La gelosia non è cattiveria, è una richiesta d’amore.
E forse il nostro compito – oggi da zii, domani da genitori – sarà questo: ricordare che l’affetto non si divide, si moltiplica.
E più che spiegarlo, dovremo dimostrarlo.
In questo senso, mia moglie ha una capacità empatica naturale. Io tendo ad essere più razionale. Ma avere a che fare e osservare nostro nipote, ci sta aiutando a capire che tipo di genitori potremmo diventare.
Anche se ovviamente sarà tutta un’altra storia, qualcosa la stiamo già imparando.
🧠 1. Riconoscere la gelosia senza colpevolizzare
Se un bambino è geloso, non è cattivo e non va “corretto”. Va capito.
Validare i suoi sentimenti lo aiuta a non sentirsi sbagliato. Lo prepara ad ascoltare, non a difendersi.
🧩 2. Coinvolgerlo in modo attivo
Fagli sentire che non perde un ruolo, ma ne acquista uno nuovo.
Dargli delle responsabilità leggere lo fa sentire utile, grande, parte del team.
🎭 3. Creare momenti “esclusivi”
Anche se siamo tutti insieme, proviamo a ritagliarci micro-momenti solo per lui.
Serve a ricordargli che il suo legame con noi è ancora speciale.
📚 4. Usare storie e giochi per “normalizzare”
Libri, giochi di ruolo, pupazzi, storie inventate. Parlare di gelosia in modo indiretto aiuta ad affrontarla senza sentirsi sotto accusa.
💬 5. Parlarne con calma, nei momenti buoni
Non serve spiegargli la vita mentre urla.
Meglio dopo, quando è tranquillo e disponibile ad ascoltare.
E voi? Come l’avete vissuta?
Vi è mai capitato di assistere (o gestire) una gelosia tra bambini?
Tra cugini, fratelli maggiori, nuovi arrivati in casa?
Avete trovato un modo per affrontarla, oppure vi siete rifugiati dietro a un “è una fase”?
Avete fatto pace con l’idea che l’amore non basta, va anche organizzato?
Se vi va, scrivetemi.
Questa newsletter nasce proprio per questo: raccontarsi per non sentirsi da soli, anche nei momenti in cui ci sembra di essere gli unici a dover gestire una crisi diplomatica tra due pupazzi e un biscotto.