Queste settimane di ponti e festività sono state piene di bambini.
Bambini che correvano, sorridevano, urlavano e imitavano i propri eroi preferiti.
E, con una consapevolezza diversa, non mi sono limitato a guardarli da fuori.
Mi sono immerso.
Una delle cose che le persone tendono a pensare, quando non riesci ad avere figli, è che ti allontani da quelli degli altri.
Che ti faccia male vederli.
Che ti protegga l’indifferenza.
Che scatti l’invidia.
A me (ma anche a mia moglie) è successo il contrario.
In tutti questi anni — fratelli, amici, parenti, conoscenti — ogni annuncio di gravidanza, ogni nascita, ogni passo (anche fisico) l’ho vissuto con una felicità sana.
Quella che ti scalda ma non ti brucia.
(E ok, magari con una puntina di ansia, che è tipo il coriandolo nei piatti etnici: anche se non lo vuoi, c’è.)
Parliamoci chiaro, stiamo parlando della cosa che desideri di più al mondo, quindi c’è sempre un momento in cui ti chiedi se sei tu che fai troppo caso a tutto, o se è davvero l’universo che ha deciso di prenderti per il culo.
Parlo di periodi talmente pieni di pancioni e neonati che — per sdrammatizzare e scherzarci su — ci siamo dati un jingle per ogni avvistamento e annunciazione:
Tranne Te di Fabri Fibra.
(Una hit senza tempo, forse.)
Diario di un (quasi) babbo: settimana 9
Ora che le settimane avanzano, Tranne Te non la cantiamo più (speriamo).
Ma la felicità per i figli degli altri è rimasta identica.
Perché oltre ad apprezzare quei momenti con loro, inizio a pensarmi padre.
Ora guardo le scenate, le coccole, i capricci e mi chiedo:
“Io cosa farei?”
“Come mi sentirei?”
Mi ritrovo a immedesimarmi, a rubare trucchi, a costruire scenari mentali.
È come se allenassi un nuovo tipo di sguardo.
Uno sguardo che non giudica, non confronta, ma cerca di capire.
Non è paura.
Non è ansia.
È un misto di curiosità e di aspettativa, dolce e adrenalinica, tipo quando da bambino sbirciavo tra gli strati della carta regalo sotto l’albero, sapendo che lì sotto c’era qualcosa di meraviglioso, anche se non avevo ancora idea di cosa.
La nostra cosa però continua a cambiare:
🍇 È diventata grande quanto un acino d’uva.
🤙🏻 Si stanno formando occhi, narici, bocca, orecchie, mani e piedi: tutto è in fase di beta test.
🫨 Inizia a muoversi, anche se ancora non ce ne accorgiamo.
Level up: sbloccare il primo checkpoint della gravidanza.
Ogni percorso ha il suo punto di controllo e noi siamo alle analisi del primo trimestre. Prelievi di sangue, urine… tutto quello che serve per un check-up completo della futura mamma.
In questo senso, i figli degli altri diventano anche un metro di paragone per capire come si sono mossi i nostri amici in questa fase. Si scambiano esperienze, si rubano consigli pratici e si inizia a costruire quel misto di informazioni, intuizioni e paure che sarà il nostro bagaglio per i prossimi mesi.
Questa settimana, due esami hanno monopolizzato la nostra attenzione: la translucenza nucale e il test del DNA fetale (NIPT).
📏 Translucenza nucale
Un’ecografia che si fa tra l’11ª e la 14ª settimana, per misurare lo spessore della zona dietro al collo del feto.
Una misura piccola, ma importante: può essere un indicatore precoce di anomalie cromosomiche come la sindrome di Down.
Attendibilità: da sola ha un’affidabilità che arriva circa all’80%. Se abbinata al bi-test (analisi del sangue), la precisione può salire fino al 90-95%.
E voi? Se siete già passati da qui, com’è stata la vostra esperienza?
Avete vissuto l’attesa dell’esito come una liberazione, una fonte di ansia o entrambe le cose
Scrivetemelo: sarebbe bello confrontarci su questi piccoli (grandi) passaggi.
🧬 Test del DNA fetale (NIPT)
Un semplice prelievo di sangue materno che permette di analizzare il DNA libero del feto. È un test non invasivo.
Non invasivo significa che, a differenza di esami come amniocentesi o villocentesi, non si entra direttamente nella placenta o nel sacco amniotico. Questo elimina praticamente ogni rischio per il feto.
Se però i risultati della translucenza o del NIPT mostrano anomalie, può essere consigliato di procedere con esami più invasivi per avere una diagnosi certa.
Quando si fa? Dal primo giorno della 10ª settimana in poi.
Cosa si scopre? Nella versione base, principalmente il rischio di trisomie (21, 18, 13). In quelle più avanzate, anche altre informazioni (che magari affronterò nelle prossime puntate).
E voi? Avete scelto di fare il NIPT? Vi siete fermati alla translucenza? O siete passati anche attraverso esami invasivi? Raccontatemelo: più ne parliamo, più normalizziamo anche i percorsi diversi che ogni coppia può scegliere o deve affrontare.
💸 Costi e informazioni pratiche
Il test del DNA fetale non è gratuito. I costi possono variare da qualche centinaia di euro a un paio di migliaia, a seconda del laboratorio e della tipologia di analisi scelta.
In alcune regioni italiane è rimborsato (parzialmente o totalmente) per gravidanze considerate “a rischio”.
Sono obbligatori? No. Nessuno di questi esami è obbligatorio. Sono strumenti in più, che possono aiutare a prendere decisioni più consapevoli o a vivere la gravidanza con maggiore serenità.
(Nota: “serenità” è una parola grande. Perché l’ansia, da queste parti, non va mai davvero via. Ma ci si fa compagnia.)
Se hai voglia di condividere la tua esperienza — da futuro padre, da madre, da chi ci è passato o ci sta passando — questo è il posto giusto. Qui ci leggono tanti futuri papà, ma anche tantissime mamme. E il confronto tra punti di vista diversi rende tutto ancora più prezioso.
Ti va di raccontarmi com’è andata o come la stai vivendo?
Scrivimi, commenta oppure inoltra questo numero a chi pensi possa interessare.
Ogni storia che condividiamo, conta.
Il resto lo scopriremo, come sempre, un boh alla volta.
Ciao!